Inauguro il blog relativo alla riabilitazione neurologica proponendo un articolo relativo alla sclerosi multipla, patologia che mi sta particolarmente a cuore, vi spiegherò perché.

La SM, è una patologia neurologica degenerativa che interessa il sistema nervoso centrale (SMN) ovvero l’insieme delle strutture neurologiche che costituiscono il cervello e il midollo spinale. Le statistiche rilevano che nel mondo è una patologia ampiamente diffusa e al momento si stima che il numero delle persone affette è di circa 2.3 milioni. Non se ne conosce la causa in maniera esatta, ma probabilmente nella sua origine concorrono diversi fattori, genetici e ambientali. 

È stato ipotizzato che sia una patologia di origine autoimmune perché quella che viene danneggiata, probabilmente da anticorpi autoprodotti dal corpo stesso, è la mielina ovvero una sostanza che fa da guaina di rivestimento delle strutture nervose del nostro corpo il cui ruolo è quello di proteggere il nervo e velocizzare il passaggio della conduzione nervosa. 

Purtroppo è una patologia ad esordio giovanile che normalmente compare e viene diagnosticata nella fascia di età compresa tra i 20 e i 50 anni, si manifesta con sintomi più o meno marcati a seconda delle strutture che vengono coinvolte nella “demielinizzazione”. È una patologia cronica e in base all’andamento vengono classificate varie forme, solitamente la patologia alterna a fasi acute delle fasi di regressione dei sintomi. Tuttavia l’andamento e la gravità della sintomatologia con il quale la malattia si esprime non sono prevedibili e variano da individuo a individuo, ci sono persone in cui la patologia è stabile o latente e non ha incisive ripercussioni sulla qualità della vita quotidiana in altre persone invece i sintomi e il decorso patologico possono essere marcati provocando anche delle forti disabilità. 

Fortunatamente la ricerca e il progresso nella gestione terapeutica di questa patologia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e ed aggi le cure farmacologiche sono molto efficaci nel rallentare l’andamento della patologia e la gravità delle riacutizzazioni. La fisioterapia gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento delle funzionalità e nella gestione delle conseguenze che gli stati acuti creano sulla muscolatura (spasticità, infiammazione e  tensione). “L’allenamento” che viene proposto dal fisioterapista nelle fasi di stabilità della patologia è di fondamentale importanza affinchè il paziente non perda le sue autonomie e non abbia limitazioni nell’esercizio delle attività di vita quotidiana.

Da neolaureata per diversi anni ho lavorato sul territorio con il servizio di assistenza domiciliare del CAD di Monterotondo, durante questo periodo ho approcciato a casi clinici con le problematiche più disparate, facendo molteplici esperienze in vari ambiti riabilitativi. Eppure le patologie neurologiche cronico degenerative, come appunto la SM o la SLA o il Parkinson sono sempre state professionalmente parlando il mio “tendine d’Achille”, non tanto per la complessità in sé dei quadri clinici, sapevo di avere le competenze e qualora mi fossi trovata in difficoltà avrei comunque potuto colmare i miei dubbi con uno studio più approfondito. Tuttavia, queste sono patologie che hanno un riscontro psicologico sulla persona molto importante e il mio timore era sempre quello di non essere all’altezza di dare la giusta motivazione.

Ho conosciuto Anna, 31 anni e mamma di una neonata che ha scoperto la patologia quando durante il parto le gambe si sono addormentate mentre la bimba nasceva, quando io arrivavo a casa per la terapia il suo braccio destro le rispondeva poco ma tutte le energie che aveva le metteva per cullare la piccola. Poi ho conosciuto Lorenzo, 48 anni professore di fisica e matematica una vita passata a trasmettere le sue conoscenze agli alunni, oggi allettato da una grave rigidità muscolare mentre lavoro per alleviare le tensioni articolari mi parla come fossi in classe, non mi spiega teoremi o calcoli ma lezioni di vita. Cè stata raffaella, anche lei ha scoperto la malattia durante la gravidanza, ha rifiutato il cortisone per poter allattare suo figlio al seno. E poi ancora Aldo, che non ha mai mollato un giorno il suo orto, lo coltivava quotidianamente anche se le gambe ogni tanto cedevano e lo facevano cadere a terra mi diceva che “all’orto la terra è morbida e attutisce il colpo, se rimango a casa cado sulle mattonelle e mi faccio male”.  

L’entusiasmo ci porta spesso a crederci dei super eroi pensando di poter essere in grado di arrivare ben oltre a ciò che possiamo, grazie alle loro esperienze ho capito che la motivazione non sarei stata io a dargliela ma l’unica cosa che posso fare di fronte ad una persona è solo quella di riuscire a trovare la propria  e questo è stato un grandissimo insegnamento per me professionale e personale.